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FRANCAVILLA AL SINNI
La storia e l'arte
Francavilla nacque giuridicamente nel 1426, con la concessione ai Certosini di San Nicola in Valle di Chiaromonte di riunire vassalli all’interno dei vasti
feudi donati dal duca Venceslao Sanseverino in seguito al voto fatto a San Nicola per la guarigione del proprio figlio. Ma già negli anni precedenti,
numerosi lavoranti erano presenti a vario titolo nella Certosa. Dal colle su cui sorse Francavilla era possibile sorvegliare la valle del fiume e il ponte che
univa la valle al territorio di Chiaromonte e i mulini costruiti dai certosini sulla confluenza del torrente Frido (Frida) e il fiume Sinni. La descrizione
dell’ambiente di Francavilla nel XVIII secolo: <Il territorio non è molto fertile, le risorse naturali sono pari a 1780, giusto il necessario di frumento
e di vino per l’alimentazione dei residenti > L.Giustiniani. Questo era consono allo stile di vita dei certosini dediti ad una vita cristiana fatta di silenzio
e di meditazione, di raccoglimento e di stabilità, senza eccessi né sprechi. Da molte testimonianze dell’epoca si può dire che tutta la Basilicata,
come Francavilla, risultasse selvaggia e difficile da percorrere questo dovuto alla sua configurazione orografica e per le strade scabrose e malagevoli per non dire inesistenti. Pochi campi coltivati, poche vigne, e molte aree boschive e montuose, sensazioni di terrore, dovute alle voci che raccontano di terribili criminali nascosti nelle montagne, e ansie provocate dal bosco ombroso e selvaggio del fiume Sinni che coinvolsero anche la poetessa Isabella Morra fatta prigioniera nel castello della vicina Val Sinni. Numerosi manoscritti del 1300 raccontano di furti, rapine e delitti che accadevano tra queste zone montuose. Il più famoso fu delitto fu quello al santo eremita Giovanni da Caramola morto nel 1338 nel monastero di Santa Maria del Saggittario, il quale aveva deciso di procurarsi da vivere facendo il guardiano di una vigna nel territorio di Chiaromonte ma alcuni ladroni lo aggredirono crudelmente, con la sottile speranza di toglierli del denaro. L’Imperatore Federico II concesse un privilegio ai monaci, nel settembre del 1232, il privilegio di avere la proprio barca sul fiume, dalla capacità di 10 cavalli con cui poter attraversare il fiume. Oltre al fiume le vie di comunicazione erano scarsissime, tant’è che Ruggiero II inviando un suo agente-segretario Edrisi a misurare i confini del suo regno si vide rispondere che era impossibile misurare la zona se prima non si fossero create strade nei vari boschi, stesso esito ebbero le misurazioni di Domenico De Benedictis nel 1411 e di Tommaso Potenza nel 1472. La regione sinnica rimaneva dunque fuori dalle grandi vie di comunicazioni, la più vicina era la Via Popilia che toccava Lagonegro, lauria e Rotonda. Nella documentazione di San Nicola si accenna ad un collegamento di Francavilla con la Calabria attraverso il Castello di Rubio. Una strada che inerpicandosi sulle montagne sovrastanti il monastero di San Nicola si dirigeva nella limitrofa regione Calabria. Una strada secondaria o se vogliamo di montagna, ricca di querce farnie, di frassini e di faggi, difficilmente percorribile dai viaggiatori per i rischi di improvvise imboscate. Il nome Francavilla venne attribuito al piccolo borgo che si era creato sopra la certosa proprio dai primi abitanti che definirono quel posto Villa, cioè città o paese, Franca, cioè libera da qualsiasi tassa, successivamente, per motivi non ancora accertati Villafranca divenne Francavilla, si aggiunse in seguito "sul sinni" per differenziarla dalle altre cittadine omonime. Dopo l'abolizione dei diritti feudali la Certosa venne distrutta durante l'occupazione delle truppe napoleoniche condotte da Gioacchino Murat (1808-1812). Dopo il 1861 Francavilla fece parte del Regno d'Italia ("circondario" di Lagonegro e "mandamento" di Chiaromonte).
Tra le attrattive del posto:
la Chiesa Parrocchiale di S. Felice e S. Policarpo, protettori del paese. Si tratta di un edificio del XIX sec., restaurato nel 1957, che custodisce una gran de tela raffigurante la presentazione al Tempio del XVIII sec., una tela raffigurante la Madonna in trono e Santi, un altare maggiore ed altari secondari in legno dipinto ad imitazione del marmo intarsiato del XVIII sec.;
la Cappella di S.Giuseppe del XIX sec. con una tela raffigurante la Madonna dell'Assunta;
il Castello Viceconte costruito nel 1886;
la Certosa di S. Nicola, fondata in contrada S. Elania (comunemente detta Fra Tommaso) nel 1395. La Certosa doveva essere maestosa e magnifica, come appare dall'imponenza delle sue mura, ora diroccate, ed era la terza nel napoletano, dopo quella di Padula e l'altra di Serra San Bruno in Calabria.Possedeva numerose ricchezze donate dal Principe Sanseverino. La Chiesa, ove non erano ammesse donne, non era grande, ma sfarzosa e splendida. Vi erano custoditi due grandi busti d'argento, uno di S. Nicola e l'altro di S. Bruno, fondatore dell'ordine. Il Convento era opulentissimo ma i Certosini spendevano molto tanto che spesso erano costretti a fare debiti e, quando fu soppresso, la Chiesa di Francavilla vantava un credito di 4000 ducati che non riscosse e dovette accontentarsi di prendere parati ed arredi sacri. La distruzione della Certosa fu quasi totale tra il 1808 ed il 1812.
Presente anche il santuario della Madonna di Pompei, in località "San Biase", risalente anch'esso al XIX secolo.
Da Piazza Gonfalone si gode una veduta panoramica sulla valle del fiume Sinni.
In località "Piano Lacco" si trovano resti di un possibile insediamento e di strutture fortificate di epoca medioevale. Sulla collina del monte Catarozzo vi
sono i resti del medioevale "Castello di Rubbio".
Nei dintorni si trovano possibili mete di escursioni e passeggiate: il Rifugio di Acquafredda, la sorgente Catusa, la zona di "Casa del Conte", i punti
panoramici di "Pietra Sasso", di "Palladoro" e delle alture del monte Catarozzolo e della "Timpa Altosana". La zona geologica della "Timpa delle Murge" consente l'osservazione di rocce di origine magmatica, formatesi sul fondo marino e successivamente emerse.
Parte del territorio è compreso nel Parco nazionale del Pollino e vi si trova inoltre la "Riserva Naturale
Orientata del Bosco Rubbio” (1.250 m s.l.m. in media), sulle pendici del Pollino lucano.
feudi donati dal duca Venceslao Sanseverino in seguito al voto fatto a San Nicola per la guarigione del proprio figlio. Ma già negli anni precedenti,
numerosi lavoranti erano presenti a vario titolo nella Certosa. Dal colle su cui sorse Francavilla era possibile sorvegliare la valle del fiume e il ponte che
univa la valle al territorio di Chiaromonte e i mulini costruiti dai certosini sulla confluenza del torrente Frido (Frida) e il fiume Sinni. La descrizione
dell’ambiente di Francavilla nel XVIII secolo: <Il territorio non è molto fertile, le risorse naturali sono pari a 1780, giusto il necessario di frumento
e di vino per l’alimentazione dei residenti > L.Giustiniani. Questo era consono allo stile di vita dei certosini dediti ad una vita cristiana fatta di silenzio
e di meditazione, di raccoglimento e di stabilità, senza eccessi né sprechi. Da molte testimonianze dell’epoca si può dire che tutta la Basilicata,
come Francavilla, risultasse selvaggia e difficile da percorrere questo dovuto alla sua configurazione orografica e per le strade scabrose e malagevoli per non dire inesistenti. Pochi campi coltivati, poche vigne, e molte aree boschive e montuose, sensazioni di terrore, dovute alle voci che raccontano di terribili criminali nascosti nelle montagne, e ansie provocate dal bosco ombroso e selvaggio del fiume Sinni che coinvolsero anche la poetessa Isabella Morra fatta prigioniera nel castello della vicina Val Sinni. Numerosi manoscritti del 1300 raccontano di furti, rapine e delitti che accadevano tra queste zone montuose. Il più famoso fu delitto fu quello al santo eremita Giovanni da Caramola morto nel 1338 nel monastero di Santa Maria del Saggittario, il quale aveva deciso di procurarsi da vivere facendo il guardiano di una vigna nel territorio di Chiaromonte ma alcuni ladroni lo aggredirono crudelmente, con la sottile speranza di toglierli del denaro. L’Imperatore Federico II concesse un privilegio ai monaci, nel settembre del 1232, il privilegio di avere la proprio barca sul fiume, dalla capacità di 10 cavalli con cui poter attraversare il fiume. Oltre al fiume le vie di comunicazione erano scarsissime, tant’è che Ruggiero II inviando un suo agente-segretario Edrisi a misurare i confini del suo regno si vide rispondere che era impossibile misurare la zona se prima non si fossero create strade nei vari boschi, stesso esito ebbero le misurazioni di Domenico De Benedictis nel 1411 e di Tommaso Potenza nel 1472. La regione sinnica rimaneva dunque fuori dalle grandi vie di comunicazioni, la più vicina era la Via Popilia che toccava Lagonegro, lauria e Rotonda. Nella documentazione di San Nicola si accenna ad un collegamento di Francavilla con la Calabria attraverso il Castello di Rubio. Una strada che inerpicandosi sulle montagne sovrastanti il monastero di San Nicola si dirigeva nella limitrofa regione Calabria. Una strada secondaria o se vogliamo di montagna, ricca di querce farnie, di frassini e di faggi, difficilmente percorribile dai viaggiatori per i rischi di improvvise imboscate. Il nome Francavilla venne attribuito al piccolo borgo che si era creato sopra la certosa proprio dai primi abitanti che definirono quel posto Villa, cioè città o paese, Franca, cioè libera da qualsiasi tassa, successivamente, per motivi non ancora accertati Villafranca divenne Francavilla, si aggiunse in seguito "sul sinni" per differenziarla dalle altre cittadine omonime. Dopo l'abolizione dei diritti feudali la Certosa venne distrutta durante l'occupazione delle truppe napoleoniche condotte da Gioacchino Murat (1808-1812). Dopo il 1861 Francavilla fece parte del Regno d'Italia ("circondario" di Lagonegro e "mandamento" di Chiaromonte).
Tra le attrattive del posto:
la Chiesa Parrocchiale di S. Felice e S. Policarpo, protettori del paese. Si tratta di un edificio del XIX sec., restaurato nel 1957, che custodisce una gran de tela raffigurante la presentazione al Tempio del XVIII sec., una tela raffigurante la Madonna in trono e Santi, un altare maggiore ed altari secondari in legno dipinto ad imitazione del marmo intarsiato del XVIII sec.;
la Cappella di S.Giuseppe del XIX sec. con una tela raffigurante la Madonna dell'Assunta;
il Castello Viceconte costruito nel 1886;
la Certosa di S. Nicola, fondata in contrada S. Elania (comunemente detta Fra Tommaso) nel 1395. La Certosa doveva essere maestosa e magnifica, come appare dall'imponenza delle sue mura, ora diroccate, ed era la terza nel napoletano, dopo quella di Padula e l'altra di Serra San Bruno in Calabria.Possedeva numerose ricchezze donate dal Principe Sanseverino. La Chiesa, ove non erano ammesse donne, non era grande, ma sfarzosa e splendida. Vi erano custoditi due grandi busti d'argento, uno di S. Nicola e l'altro di S. Bruno, fondatore dell'ordine. Il Convento era opulentissimo ma i Certosini spendevano molto tanto che spesso erano costretti a fare debiti e, quando fu soppresso, la Chiesa di Francavilla vantava un credito di 4000 ducati che non riscosse e dovette accontentarsi di prendere parati ed arredi sacri. La distruzione della Certosa fu quasi totale tra il 1808 ed il 1812.
Presente anche il santuario della Madonna di Pompei, in località "San Biase", risalente anch'esso al XIX secolo.
Da Piazza Gonfalone si gode una veduta panoramica sulla valle del fiume Sinni.
In località "Piano Lacco" si trovano resti di un possibile insediamento e di strutture fortificate di epoca medioevale. Sulla collina del monte Catarozzo vi
sono i resti del medioevale "Castello di Rubbio".
Nei dintorni si trovano possibili mete di escursioni e passeggiate: il Rifugio di Acquafredda, la sorgente Catusa, la zona di "Casa del Conte", i punti
panoramici di "Pietra Sasso", di "Palladoro" e delle alture del monte Catarozzolo e della "Timpa Altosana". La zona geologica della "Timpa delle Murge" consente l'osservazione di rocce di origine magmatica, formatesi sul fondo marino e successivamente emerse.
Parte del territorio è compreso nel Parco nazionale del Pollino e vi si trova inoltre la "Riserva Naturale
Orientata del Bosco Rubbio” (1.250 m s.l.m. in media), sulle pendici del Pollino lucano.
DOVE PERNOTTARE
HOTEL MANGO
Via A. De Gasperi, 46
85034 , Francavilla in Sinni
0973 577700
AL GIARDINETTO
affittacamere
C.da Passeggeri,18
85034, Francavilla in Sinni
0973 577736 - 349 6635963
Via A. De Gasperi, 46
85034 , Francavilla in Sinni
0973 577700
AL GIARDINETTO
affittacamere
C.da Passeggeri,18
85034, Francavilla in Sinni
0973 577736 - 349 6635963